Oleguer, l’autonomo

Oleguer, l’autonomo
11 Marzo 2016 Damiano Cason

La finale di Champions League del 2006 ha sancito il ritorno alla vittoria del titolo del Barcellona, dopo la prima volta del 1992. Avversario era l’Arsenal, mai arrivato arrivato, né prima né dopo, così in alto durante l’era Wenger. A leggere oggi le formazioni di quella finale ci si rende conto che si trattava di campioni assoluti, di ognuno dei quali è impossibile dimenticare il modo di giocare. Tutti tranne uno: Oleguer. Quella Champions Oleguer la vinse da titolare, tuttavia fu proprio il suo cambio che regalò la coppa a Rijkaard, visto che a segnare il gol partita fu il suo sostituto Juliano Belletti, appena nove minuti dopo il suo ingresso. Oleguer-Belletti fu il terzo cambio in ottica offensiva di Rijkaard, dato che l’Arsenal, pur essendo passato in vantaggio, giocava in dieci ormai dal diciottesimo minuto del primo tempo. Prima di Belletti, dalla panchina entrarono due come Andrés Iniesta e Henrik Larsson, che servì entrambi gli assist. Oleguer dunque, vinse uscendo di scena. 

A Sabadell, sua città natale, lo ricordano per essersi opposto assieme a un gruppo di antagonisti, il 27 Settembre 2003, allo sgombero forzato di una festa in un locale alternativo. Nel 2007, riguardo quell’episodio, viene chiesta per lui una condanna a tre anni con l’accusa di aver ferito un poliziotto lanciando pietre durante gli scontri. Il 30 Marzo del 2006 ha invece presentato un libro intitolato The road to Itaca in cui ripercorre fasi della sua vita collegandole a eventi storici come la lotta al franchismo o la partecipazione della Spagna alla guerra in Iraq e farcendolo di citazioni colte probabilmente derivate dall’ambito universitario, vista la laurea in Economia e gli approfondimenti filosofici. Una parte degli utili del libro è stata destinata a un progetto di diffusione della lingua catalana nella parte settentrionale della Catalogna a partire dalla città francese Perpignan, progetto nel quale è stato appoggiato dall’allora compagno Lilian Thuram.

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L’impegno per i movimenti indipendentisti di sinistra gli è valsa la richiesta da parte del Subcomandante Marcos, leader dell’EZLN, di essere l’organizzatore della squadra che avrebbe affrontato l’Inter come forma di ringraziamento per gli aiuti che la squadra milanese inviava (e probabilmente invia ancora) alle comunità indigene. La partita ovviamente non si disputò mai, ma l’eco mediatica dimostrò la grande intelligenza strategica degli zapatisti. Oleguer d’altro canto aveva già il suo bel da fare a Barcellona. Venne poi aspramente criticato per aver rifiutato la convocazione di Luis Aragones per la nazionale spagnola, giustificandosi con la poca motivazione. Del resto paragona la parata trionfale del Barcellona in città ai combattenti delle Brigate Internazionali durante la Guerra Civile. Il suo impegno, in ogni caso, gli è valso anche il premio “President Companys” (che in seguito vinse anche Guardiola), assegnatogli dal Presidente del Parlamento Catalano Ernest Benach mentre Oleguer si trovava a Tokyo per la Coppa Intercontinentale, per il supporto alla nazionale catalana e al calcio catalano in generale. Luis Companys fu presidente della Catalogna durante la Guerra Civile (1936-1939), al termine della quale partì per l’esilio in Francia assieme al presidente dei Paesi Baschi, fu catturato a Parigi dalla Gestapo nazista, consegnato a Franco e infine fucilato dai fascisti. Oleguer devolvette il premio ad altre associazioni per la diffusione della lingua catalana.

Nel 2012 ha supportato apertamente il CUP, partito della sinistra radicale indipendentista, attraverso un articolo intitolato “Vogliamo tutto” ed evidentemente ispirato ai movimenti autonomi. Nello scritto lamenta la direzione politico-economica intrapresa dall’Europa dopo la crisi, accusando l’austerity di far pagare al popolo i debiti delle banche e delle grandi compagnie, e auspicando una nuova politica che venga dal basso ed esprima veramente i bisogni della popolazione. Ma non è solo in questo scritto che Oleguer dimostra di aver ampliato le sue conoscenze e i suoi interessi politici. Già nel 2007 era stato al centro di polemiche di portata nazionale per un suo articolo uscito su quotidiani indipendenti baschi e catalani riguardanti le condizioni di detenzione dei prigionieri dell’ETA, con particolare riferimento a Iñaki De Juana Chaos.

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In questo scritto Oleguer ha accusato direttamente lo Stato spagnolo di essere iniquo verso i propri cittadini, visto che il prigioniero non è ancora stato giudicato dopo anni di carcere e si trova in sciopero della fame. Sostiene che non essendo prevista in alcun modo nello stato di diritto la pena di morte, l’imputato debba essere scarcerato come già avvenuto per alcuni detenuti di parte avversa: poliziotti e militari condannati per omicidi e strage rilasciati dopo pochi anni a causa delle condizioni mediche o addirittura indultati dal presidente Aznar. A causa di questo articolo Oleguer ha perso lo sponsor Kelme e ha giocato alcune partite con gli scarpini neri, prima di firmare un nuovo contratto con Diadora e donare il ricavato in beneficenza. Il giocatore del Levante Salva Ballesta, famoso per le sue posizioni militariste e di estrema destra, ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di commentare l’articolo di un giocatore per il quale ha meno rispetto che per una merda di cane. Durante tutto questo tempo, Oleguer ancora vive in appartamento con amici e si reca agli allenamenti con un furgone Volkswagen.

Tuttavia complice un infortunio o molto più probabilmente il suo attivismo che comincia a cozzare con l’immagine ultra-patinata che sta assumendo il club, per Oleguer è giunta l’ora di cambiare aria. Viene ceduto per qualche milione all’Ajax. Ad Amsterdam non perde l’interesse per i movimenti sociali e ad ottobre 2010 desta scalpore anche tra gli olandesi venendo pizzicato dalle telecamere mentre partecipa a un corteo contro una nuova legge sulle case occupate. Alcuni giurano di averlo anche riconosciuto con il passamontagna dalla finestra di un edificio occupato. Tuttavia i dirigenti dell’Ajax si affrettano a precisare che, non avendo partecipato ad alcuna azione violenta, è libero di esprimere la propria opinione come meglio crede nel tempo libero. Non che avesse mai dimostrato in precedenza di sentire il bisogno dell’avallo della società per fare l’attivista per i diritti civili e frequentare i centri sociali, anche a costo di ritorsioni pubbliche o lavorative.

Tornato in patria a fine carriera, dopo lo scritto del 2012 torna a sostenere la sinistra indipendentista catalana alle elezioni del 2015, partecipando a questo video: