Vite brevi di uomini eminenti: Jordi Cruijff

Vite brevi di uomini eminenti: Jordi Cruijff
11 Gennaio 2016 Federico Ferrone

Jordi Silvanus Cruijff

Era un bellissimo gentiluomo, notevolmente intelligente e suo padre Johan gli fece avere la migliore educazione, sia in patria sia all’estero, che l’epoca permetteva; e tanto gli voleva bene che spremette al massimo la chiesa di Amsterdam e Barcellona, per lasciargli un buon patrimonio affinché non dovesse guadagnarsi da vivere col pallone. Se ricordo bene, Guardiola mi disse che il patrimonio lasciatogli era di millecinquecento fiorini all’anno, che egli in seguito fece andare in fumo (negandosi la libertà di esercitare un mestiere diverso da quello del padre) e lasciò suo figlio Jessua così afflitto, che quando costui si incontrava con altri colleghi del padre, essi pensavano bene di dargli qualcosa, non fosse che un buon consiglio o un ricordo emozionato del nonno Johann.

Ho sentito dire al signor Joan Laporta i Estruch che, da buone fonti, egli sa essere stato Jordi Cruijff il gentiluomo più compito dei suoi tempi: a testimoniare il suo valore è se non altro il fatto che suo padre (il quale sempre disdegnò un calciatore indegno) lo volle con sé a Barcellona. Ho sentito anche dire a Laporta che Jordi era il massimo confidente e più intimo favorito di Richard Witschge con cui, nel corso degli europei 1996, strinse un affetto che il tecnico Guus Hiddink interamente avversava; e a darne la prova, una volta, nella decisiva sfida dei quarti contro la Francia nel campo di Anfield a Liverpool, egli apertamente lo sostituì con Aron Winter.

Quando il Barcellona prese congedo da lui lo fece con tutta la passione e tutto il rispetto immaginabili. Gli diede dei doni regali; egli fu accompagnato fino a Manchester dal fior fiore della corte. Quando il re Josep Lluís Núñez si accomiatò da lui gli disse che, sebbene le cose stessero in che modo che papà Johan non poteva trattenerlo egli tuttavia sapeva che egli l’amava tanto da non rifiutargli alcuna richiesta: e a riprova di ciò, aveva scritto una lettera ove chiedeva a Sir Alex Ferguson di prendersi cura di Jordi (il portatore) con particolare e straordinaria grazia nei suoi riguardi.

Nel viaggio di ritorno Jordi, giunto alle porte di Manchester, il sindaco della città (un calzolaio), individuo prammatico, lo interroga, chi e da dove, eccetera, e che era venuto a fare, e se aveva un permesso o passaporto? Sì, risponde lui, ho passaporto olandese e catalano, e tira fuori la lettera di suo padre Johan; la quale, si poteva ben pensare, bastava solo mostrarla. Ma il sindaco a un certo punto apre la lettera di raccomandazione e la legge. Non so come, capitò che la cosa si sapesse, e venisse ripetuta all’Old Trafford; e diventò una storia così ridicola che tutti risero di Jordi e lo presero in giro perché non era riuscito a consegnare la lettera a Sir Alex; la qual cosa avrebbe significato per lui il più facile e più onorevole inizio di una carriera di favori che uomo mortale potesse desiderare lontano da casa.

Jordi trascorse gli anni di giovinezza che gli rimanevano vagando tra i paesi baschi, Vigo, le piane dell’Ucraina e l’isola di Malta.

(John Aubrey 1626-vivente)