Vite brevi di uomini eminenti: Wayne Bridge

Vite brevi di uomini eminenti: Wayne Bridge
15 Febbraio 2016 Federico Ferrone

Non so bene dove abbia militato, se non a Chelsea, o se sia stato qualcosa di più di un comune terzino sinistro: ma so che fu estremamente degno di nota per via di sua moglie Vanessa, che era la più bella donna ai suoi tempi in Inghilterra, pur essendo francese. Che tale fosse me l’hanno testimoniato il famoso ritrattista Mr Hoskyns e diversi altri vecchi pittori, nonché alcuni venerabili cortigiani. Tanto era bella, altrettanto era gentile e cortese. E di cuore così tenero che (veramente) non era in grado di dire di no a nessuno. Aveva (mi hanno detto) gli occhi più belli che mai si siano visti, ma era incredibilmente civetta. Quando si recava in Nazionale, o a Stamford Bridge, gli zerbinotti le si affollavano attorno. Adrian Mutu, conte di Valacchia, ed Eidur Gudjohnsen, vichingo, l’adoravano tutt’e due fino allo spasimo. E a quel che raccontano doveva avere davvero il cuore duro colui che non l’ammirava. Il vescovo Hodgson dice nelle sue Meditazioni che nessuno è tanto vecchio da non amare una persona bella; né tanto giovane da non provare il fascino di un bel viso.

Il buon vecchio terzino, per quanto sapesse benissimo che la moglie gli faceva le corna, le voleva un bene infinito: al punto di essere lieto che ella si godesse tutto quel che le pareva.

Tra molti altri che subirono il suo fascino ci fu Sir John Terry, di Barking, che era appena stato insignito del titolo di papà dell’anno. La vecchia Mrs Tyndale (che la conobbe) ricorda una canzone che avevano fatta su loro due, che a un certo punto diceva:

Il terzino di Stamford Bridge andò in cerca di sua moglie,
e sapete dove la trovò?
Proprio sul letto di Sir John Terry
bella stesa come una sogliola.

(John Aubrey, 1626-vivente)