Gruppo B: Romania

Gruppo B: Romania
9 Novembre 2015 diego cavallotti

09 giugno 1990, ore 17.00
Stadio San Nicola, Bari
Unione Sovietica – Romania 0-2

14 giugno 1990, ore 17.00
Stadio San Nicola, Bari
Camerun – Romania 2-1 

18 giugno 1990, ore 21.00
Stadio San Paolo, Napoli
Argentina – Romania 1-1

25 giugno 1990, ore 17.00
Stadio Luigi Ferraris, Genova
Irlanda – Romania 0-0 (5-4 dcr)

Bucarest, gennaio 1990

Una mano scrive lentamente su un foglio di diario. La calligrafia appare ben curata: i primi segni – si tratta di una data, “01-01-1990” – evocano i caratteri di un gesto elegante, se non lezioso. La penna esita per un attimo e poi, quasi in maniera automatica, inizia a comporre una lista:

  • Togliere i sacchi di sabbia dalla finestra.
  • Mettere fasci di verbena vicino alle porte.
  • Sperare che Ceausescu sia morto veramente.
  • Andare a Italia ’90.

Al termine della rivoluzione romena del 1990 era stato trasmesso dalla televisione nazionale il video dell’esecuzione di Nicolae Ceausescu e della moglie Elena. Quest’ultima era stata centrata al volto: del capo sfigurato era riconoscibile solo la capigliatura, una tinta dozzinale color tortora. Nicolae, invece, era stato colpito al cuore: le immagini mostravano le sue guance rosee, come se il suo corpo fosse stato adagiato dolcemente vicino alla parete della scuola in cui si era svolto il suo processo. Come se stesse dormendo. Non morto. Mai spirato. Nosferatu.

Per mesi circolò la leggenda che Ceausescu fosse Dracula, creatura demoniaca nata dal sonno della ragione. Molti pensarono che fosse la solita cazzata tirata fuori dai ribelli, che in un eccesso di zelo avevano avuto la cura di togliere il simbolo della repubblica socialista da tutte le bandiere ufficiali. Un tricolore con un’apertura circolare in mezzo. Guardare al di là della cortina di ferro attraverso il buco di una serratura.

La mano continua a scrivere lentamente, come se dovesse guadagnare – lettera per lettera, parola per parola – la possibilità di esprimere ciò che la mente elabora. Si ferma per un istante. Ma i vampiri la sanno fare la rabona?

Bari, giugno 1990

Florin Raducioiu riprende in mano il suo diario. Per qualche settimana non ha scritto nulla. Ci si mette ora, proprio quando sta per esordire ai Mondiali. Contro l’URSS. A volte la pallina del sorteggio sembra giocare a rimpiattino con la storia. A poche ore dall’inizio della partita, Raducioiu prova a descrivere l’incubo da cui si è appena svegliato. Era notte. Ceausescu, vestito da Dracula, gli apriva la porta di una casa diroccata nella periferia di Bucarest. Lo faceva accomodare in una sala polverosa in cui i divani erano coperti da teli bianchi. Con un ampio gesto delle mani gli suggeriva di guardare in alto. La stanza si sviluppava su tre piani: nei primi due otto porte si affacciavano su un ballatoio; nell’ultimo, solo sette. Ogni porta recava sulla propria superficie un numero e un nome: erano quelli dei ventidue convocati della Nazionale rumena e del loro selezionatore, Emerich Jenei. Ceausescu-Dracula, vedendo Florin in difficoltà, l’aveva preso sottobraccio e, rimanendo in silenzio, l’aveva accompagnato camera per camera.

A gesti, l’ex dittatore aveva provato a spiegare a Raducioiu che non c’era niente di cui aver paura. Non sarebbe morto. Nessuno l’avrebbe trasformato in un morto vivente. Al contrario, avrebbe avuto il privilegio di vedere il futuro: il futuro dei suoi compagni di squadra, il futuro della Romania. Perché questo fosse possibile, però, avrebbe dovuto compiere un inviolabile giuramento: a mondiale finito, per almeno dieci anni, non avrebbe potuto giocare in una squadra rumena. Raducioiu, sentendo quelle parole, si era inginocchiato ai piedi del Nosferatu: “Padre, più solo non sarò, a te mi appoggerò, fa di me ciò che vuoi”.

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PORTA N. 1 – Silviu Lung. Portiere

Titolare della Romania e della Steaua Bucarest. 1997, chiude la propria carriera di giocatore e comincia, all’Universitatea Craiova, quella di vice allenatore. 2000, Giappone, Nagoya Grampus, preparatore dei portieri. 2003, ritorna all’Universitatea Craiova. Due figli, entrambi portieri: il primo, Tiberiu, dopo aver giocato in Romania e a Cipro, chiude la carriera in Sudafrica, nel Mpumalanga Black Aces (Premier Soccer League); il secondo, Silviu Junior, dopo aver esordito (come il fratello) nell’Universitatea Craiova, passa la stagione 2014-2015 nell’Astra Ploiesti. 2014, coinvolto in un grave incidente stradale: se la cava con ferite lievi, mentre il conducente dell’altro veicolo perde la vita. 

PORTA N. 2 – Mircea Rednic. Difensore

2000, si ritira dal calcio giocato. 2000/2001, allenatore del Rapid Bucarest. 2004, allenatore dell’Al-Nassr. 2015, allenatore della Dinamo Bucarest.

PORTA N. 3 – Michael Klein. Difensore

1990, Bayer Uerdingen, squadra di Krefeld, Renania. 1993, muore per infarto durante una sessione di allenamento.

PORTA N. 4 – Ioan Andone. Difensore

1990, Elche, solo una stagione. 1991, due stagioni all’Heerenveen. Dal 1993, globetrotter della panchina: Omonia Nicosia, Al-Ettifaq (Arabia Saudita), Al-Ahli (Emirati Arabi), Sofia, Astana (Kazakistan), Limassol (Israele) e, infine, di nuovo Kazakistan (all’Aqtöbe).

PORTA N. 5 – Iosif Rotariu. Difensore

Il Leonardo dei Carpazi. 1990-2002, Turchia: Galatasaray e Bakirköyspor. In seguito, ritorna in Romania. 2002, ritiro dal calcio. 2006, allenatore del Timisoara. 

PORTA N. 6 – Gheorghe Popescu detto Gica. Difensore

1990, PSV. Poi Barcellona, Galatasaray, Lecce e Hannover 96. 2004, si reinventa come procuratore insieme ai fratelli Victor e Ioan Becali: tra i loro assistiti figurano Adrian Mutu, Cristian Chivu, Stefan Radu, Nicolae Dica e Bogdan Lobont. 2006, rinviato a giudizio per falso in bilancio, evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco in relazione ai trasferimenti di dodici giocatori. 2014, viene giudicato colpevole alla vigilia della sua nomina a presidente della Federcalcio romena. 

PORTA N. 7 – Marius Lacatus. Attaccante

Laca Laca Lacatus, Lacatus, Lacatus. 1990, Fiorentina, tre miseri gol all’attivo (di cui due segnati durante la quarta giornata contro l’Atalanta). Poi Real Oviedo e, in seguito, Steaua Bucarest e National Bucarest. 1997, Europa-Resto del Mondo, segna un gol. 2000, diventa allenatore: quattordici squadre in quattordici anni – la parentesi più lunga è quella di circa tre anni, dal 2006 al 2009, nella sua Steaua.

PORTA N. 8 – Ioan Sabau. Centrocampista

Pronunciato spesso Sabò, ma lui non se la prende. 1992, Brescia, si converte alla fede dei Testimoni di Geova.  2003, diventa allenatore.

PORTA N. 9 – Rodion Camataru. Attaccante

1989, Belgio, Charleroi. In seguito, Heerenveen, dove chiude la carriera nel 1993. Nessuna notizia da allora: 2013, avvistato a Galati in cerca di cicche non ancora spente; 2014, avvistato mentre faceva il giro dei cessi all’Arena Nationala di Bucarest.

PORTA N. 10 – Gheorghe Hagi. Attaccante

1992, Brescia, continua a ripetersi la storia del pesce rosso, che è capace di adattare le proprie dimensioni all’ambiente in cui si trova. Corioni gli nega il trasferimento a Napoli impedendogli di vestire la maglia numero 10, quella di Maradona, il tutto per una fornitura di sanitari mai pagata. Ripete di non essere soddisfatto della permanenza in un club che gli impedisce di esprimere le proprie possibilità. 1994, Barcellona, poi Turchia, al Galatasaray. Immediatamente nominato selezionatore della Nazionale. Rimane solo un anno. 2015 dichiara di ricordare ancora con rabbia il suo periodo bresciano.

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PORTA N. 11 – Danut Lupu. Centrocampista

1990, Panathinaikos. Rimane in Grecia fino al 1994, giocando nel Korinthos e nell’OFI Creta. 1994, Brescia, allenatore Mircea Lucescu: qui arriva in sovrappeso di diversi chili e gioca poche partite – diventando, per i tifosi bresciani, il miglior bidone di sempre. Anni 2000, opinionista occasionale per la stampa romena. 2013, come riportato da una rivista scandalistica, ha una crisi di nervi nel pieno centro di Bucarest.

PORTA N. 12 – Bogdan Stelea. Portiere

1994-2005, portiere titolare della nazionale. 2009, chiude la carriera da giocatore nel Brasov, Valacchia. 2009, staff della nazionale, assistente di Victor Piturca e di Razvan Lucescu (figlio di Mircea). In seguito, allenatore dell’Astra Ploiesti e dell’Under-21 romena. 2014, accetta l’incarico offerto dall’amico Gheorghe Hagi: diviene il responsabile tecnico del Viitorul Constanta, la squadra fondata da Hagi nel 2009. Si dimette dopo undici giornate.

PORTA N. 13 – Adrian Popescu. Difensore

1992, Locarno, tre stagioni. In seguito, torna in Romania. 2000-2001, chiude la carriera a Malta, al Birkirkara. 2002, apre un chiringuito a La Valletta.

PORTA N. 14 – Florin Raducioiu. Attaccante

1990-1994, Bari, Verona, Milan. Le foto con Berlusconi e Galliani scorrono come un piccolo slideshow dell’orrore. Poi i post-franchisti dell’Espanyol, il West Ham, il ritorno a Brescia e la fine della carriera in Francia, prima al Monaco e poi al Creteil. In seguito, Raducioiu torna a vivere a Brescia. 2005, diventa procuratore. 2008, direttore sportivo della Dinamo Bucarest. In seguito, allenatore dei ragazzi dell’Aldini, squadra satellite del Milan. Sogna ancora di fare una compilation dei suoi migliori gol da mandare alla Gialappa’s band.

PORTA N. 15 – Dorin Mateut. Centrocampista

Il Tyrone Power dei Carpazi. 1990, Real Saragozza e, in seguito, Brescia e Reggiana. 1996, si ritira dal calcio giocato. 2001, rilascia un’intervista in cui si lamenta della lontananza della figlia (che lavora in Olanda) e afferma di affogare tutti i propri dispiaceri nell’alcool.

PORTA N. 16 – Daniel Timofte. Centrocampista

1991, raggiunge Michael Klein al Bayer Uerdinger. Poi Samsunspor e Dinamo. Oggi fa l’allenatore in Romania: nonostante questo, verrà per sempre ricordato come colui che si fece parare il rigore da Pat Bonner durante gli ottavi di finale contro l’Irlanda.

PORTA N. 17 – Ilie Dumitrescu. Attaccante

Fino al 1994, Steaua Bucarest. Poi Tottenham, Siviglia e West Ham. 1996, Messico e nuvole: qui gioca per l’América di Città del Messico e per l’Atlante di Cancun. 1998, chiude la carriera allo Steaua. Da allenatore applica in maniera ferrea il catenaccio all’italiana. Opinionista per Digisport Romania.

PORTA N. 18 – Gavril Balint. Attaccante

1990, Burgos. 1994, chiude la carriera da calciatore e comincia ad allenare: 2002, Sheriff Tiraspol (squadra della capitale della Transnistria); 2010, commissario tecnico della Moldavia.

PORTA N. 19 – Emil Sandoi. Difensore

1999, termina la propria carriera di calciatore nel posto in cui l’aveva iniziata, all’Universitatea Craiova. 2006-2013, selezionatore dell’Under-21 romena.

PORTA N. 20 – Zsolt Muzsnay. Centrocampista

Di origine ungherese. 1990, chiude il suo rapporto con la nazionale. 1999, si ritira dal calcio giocato. In seguito diventa allenatore. 

PORTA N. 21 – Ioan Lupescu. Centrocampista

Figlio dell’ex calciatore Nicolae Lupescu. 1990, Bundesliga, prima al Bayer Leverkusen, poi al Borussia Moenchengladbach. 1998-2002, Dinamo Bucarest, Bursaspor e Al-Hilal. 2003, diventa allenatore.

PORTA N. 22 – Gheorghe Liliac. Portiere

1990-1997, Petrolul Ploiesti, Hapoel Holon e Metalist Filipesti. Dal 1998 non si hanno sue notizie.

PORTA N. 23 – Emerich Jenei. Allenatore

Di origini ungheresi. 1990-2000, allenatore della Steaua Bucarest, selezionatore della nazionale ungherese, allenatore del Videoton FC, del Panionios, dell’Universitatea Craiova e selezionatore della Romania. 2000, si gode la pensione insieme alla moglie, l’ex-schermitrice Ileana Gyulai. 

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Brescia, 4 novembre 2015

Florin si sveglia. I venticinque anni che lo separano dal Mondiale Italiano sembrano passati nel giro di una notte. È l’alba, il momento della giornata in cui i non-spirati tornano nelle loro tombe. Raducioiu va alla finestra a osserva il suo viso riflesso. Oltre il vetro, Brescia si stende nella sua conca come un tumore che ha già penetrato i tessuti. Sullo sfondo, i fumi dell’inceneritore salgono verso il cielo in colori sempre diversi: grigi appena sopra la ciminiera, poi azzurri e, nel momento in cui incontrano i raggi del sole, rosei.

Se fossi stato più maturo e meno spaventato, se Capello non mi avesse terrorizzato con i suoi modi dittatoriali, se mi fossi convinto che Ceausescu, in quel sogno, non mi aveva mostrato nulla, che tutto era in gioco, che tutto era possibile, mi troverei in questo appartamento? E se fossi rimasto con Lucescu? Lucescu mi voleva bene.

Si volta verso la moglie che, in un pigiama largo e volgare, si agita nel letto, russando. Funziona veramente così? Le persone con cui condividiamo parte della nostra vita capitano per caso. Il resto è un continuo tentativo di scorgervi gli incerti segni di un destino ineluttabile. Qualcosa che ci rassicuri, che ci dica che non poteva essere altrimenti. Florin si avvicina alla moglie. Da un metro riesce a sentire l’odore della sua pelle. È un odore forte, di grasso sebaceo e di cavolo.

Raducioiu siede sul letto e prende il suo diario, appoggiato sul ripiano del comodino. Lo stringe tra le mani mentre guarda davanti a sé, nel grande specchio comprato da un antiquario di Montecarlo. Ora, però, non si vede riflesso. Dietro di lui compare la sagoma di Ceausescu, in pelliccia e colbacco. Florin si volta di scatto: l’ex-dittatore è proprio lì, dietro di lui. Si avvicina e lo abbraccia, mentre un raggio di sole, illuminando i loro volti, li incenerisce dolcemente.