Lettera dall’Isola d’Elba

Lettera dall’Isola d’Elba
25 Marzo 2016 Maurizio Buquicchio

Riceviamo e con inquietudine pubblichiamo una lettera anonima, con timbro recante la data 9 Luglio 2022. Invitiamo chiunque sia in grado di riconoscere l’autore a contattare le autorità per prestargli soccorso. A quanto pare l’autore della missiva avrebbe trafugato e ingerito le ceneri del Polpo Paul.

Non dite il suo nome. Non pensate il suo nome, vi prego, se ancora un pensiero, o un’anima alberga nei vostri corpi molli e senza sangue. Non so se ciò che ho fatto abbia funzionato, non lo so ancora, è troppo presto per dirlo. Non so se sia ancora in grado di leggere i nostri pensieri o possa controllarli. Non lo potrò sapere, perchè tra poco sarò morto. I pochi di voi ancora vivi sapranno se è valso a qualcosa. Ma anche se dovesse funzionare, non dite il suo nome, mai più. In queste carte macchiate delle sue ceneri e del mio sangue sulle quali scrivo, non lo posso nè lo voglio nominare. Lo chiamerò solo il polpo.

Non so quando tutto abbia avuto inizio. Il gusto metallico del sangue, che mi scorre dalle orecchie e mi irrora la bocca si mescola alla cenere che ancora sto masticando. Il sapore mi ricorda quello di una bistecca. Ricordo quando ancora mangiavamo la carne. Quando i suoi primi seguaci ancora non l’avevano proibita. Anche adesso che ho visto tutto questo non riesco a immaginare qualcosa di peggio di un vegano tedesco o spagnolo. Ancora non riesco a dimenticare le loro ronde, i loro dreadlocks sudici in omaggio ai tentacoli del polpo. Hanno propugnato le sue leggi, ci hanno obbligato a cibarci di Quinoa fino a rammollirci: una specie di mammiferi anemici, flaccidi, modellati a sua immagine.

È difficile scrivere la storia ai tempi di internet, soprattutto ora che internet non esiste più. Quando è successo? Forse è cominciato tutto quando un telegiornale, prima dei computer, ha iniziato a irradiare attraverso i tubi catodici di milioni di case le immagini di atti eroici compiuti da capre, cani, maiali. O forse è iniziato addirittura quando il primo uomo ha dato un nome a un animale. Spero quanti di voi leggeranno questa lettera possano imparare dai nostri errori. I nostri antenati, credo di ricordare, descrivevano il polpo come un animale debole, privo di volontà, attaccato agli scogli, dei quali dissimulava colori e venature. Veniva associato a coloro i quali si nascondono, si adattano alle opinioni e abitudini altrui. Per gli egiziani mangiare il polpo era la causa di incubi, sogni terribili. Forse è questo che mi sta succedendo, oggi. Se leggete questa lettera, in un futuro lontano, e ritenete che sia stato solo un incubo, vi prego non ridete di me, ma cercate di perdonare i deliri di un folle. Se solo gli antichi avessero saputo. Se solo una profezia avesse potuto prevenire tutto questo, oggi non sarei qui, in fin di vita a rivedere mentalmente la più brutta finale dei mondiali di sempre, fra Olanda e Spagna. Il peggiore dei sogni. Solo la mente di un polpo avrebbe potuto concepire un tale scempio. Se avessero saputo, forse la Spagna non avrebbe vinto quel mondiale, e rovinato il calcio per sempre.

polpo2

Ma chi se ne frega del calcio, ormai. In tempi moderni, prima di questo inferno, gli scienziati dicevano fosse uno degli animali più intelligenti in natura. Non avremmo mai dovuto dargli la possibilità di esercitare l’arbitrio, di scegliere. Qualcuno dice si sia sempre trattato di una specie aliena, convissuta con noi umani per millenni. Non avremmo dovuto chiedergli di scegliere per noi, risvegliandola dal suo torpore. Ecco, è là che è iniziato tutto.
I pescatori raccontavano che il polpo fosse capace di atti di cannibalismo, e di autocannibalismo. Dicevano che in assenza di prede da intrappolare e soffocare con i suoi tentacoli, mangiasse egli stesso le proprie estremità. Purtroppo siamo diventati noi le sue prede, i suoi tentacoli, le sue estremità. All’inizio, col primo di loro, il cui nome mi rifiuto di pronunciare, erano solo partite di calcio. Le scatole colorate, le bandiere, ormai parte del culto che tutti conosciamo. I pronostici diventavano profezie, i dubbi certezze. Le palline calde e fredde di Pavarotti erano niente a confronto di questa truffa colossale.
Poi le uova si schiusero. Era solo questione di tempo prima che iniziassero ad usare la sua prole per prevedere il prossimo attentato, il prossimo presidente, il prossimo cataclisma. Dieci, cento, mille scatole, e i loro viscidi tentacoli a indicarci cosa fare, come vivere, chi uccidere.
Credevano potessero predire il futuro, e non sapevano, non immaginavano potessero CONTROLLARE il futuro.

Ho viaggiato fino a Basilea, e da lì mi sono nascosto su un treno merci per Oberhausen. È là, protetta dal governo ombra, che hanno conservato l’urna con le sue ceneri. Non è stato facile riportare l’urna qui, sull’isola d’Elba, dove dicono sia nato. La resistenza, negli ultimi anni, dopo aver capito che il polpo stava esercitando il suo controllo psichico sugli uomini di governo, ha perso la bussola, non lo nego. Ma se oggi sono qui, accovacciato davanti alla targa dedicatagli dai suoi adepti, con lo sguardo rivolto verso le acque putride che gli hanno dato i natali, è per uno di loro. Bruno P., il più vecchio e saggio, ma anche il più fanatico dei capi della resistenza, prima di morire ci ha detto che solo eliminando le sue ceneri avremmo potuto interrompere il dominio della sua specie. Spezzare la simbiosi fra lui, i suoi discendenti e la razza umana.
Ho deciso di mangiare ciò che rimane di lui per evitare di contaminare l’aria, l’acqua o la terra, coi suoi umori ormai polvere. Ho deciso di sacrificarmi e diventare tutt’uno con ciò che rimane del polpo. E ora, in fin di vita, tra tutti gli orrori non riesco a smettere di pensare a quel gol di Iniesta e alle sue piccole e pallide estremità.
Mi auguro possiate svegliarvi da questo brutto sogno, almeno voi. Sento che le forze mi stanno abbandonando, mentre l’ultimo boccone scende a fatica nella gola. Diventerà bolo. Divorerà le mie interiora e poi, lentamente, ogni pezzo di me, fino alle estremità. Se domani, in finale, la Spagna dovesse vincere Qatar 2022 vorrà dire che il mio sacrificio sarà stato vano.

Ma non arrendetevi, perseverate, masticate, continuate a lottare.

Prima di morire, è curioso, sento di avere fame, molta fame.

Addio