Gruppo C: Costa Rica

Gruppo C: Costa Rica
18 Novembre 2015 Damiano Cason

11 giugno 1990, ore 17.00
Stadio Luigi Ferraris, Genova
Costa Rica – Scozia 1-0

16 giugno 1990, ore 17.00
Stadio Delle Alpi, Torino
Brasile – Costa Rica 1-0 

20 giugno 1990, ore 21.00
Stadio Luigi Ferraris, Genova
Svezia – Costa Rica 1-2

23 giugno 1990, ore 21.00
Stadio San Nicola, Bari
Cecoslovacchia – Costa Rica 4-1

Bora Milutinovic si trascina stanco e appagato per le spiagge bianche di un’isola spazio-temporale. Accecato dal sole che filtra dalle palme, sente puzza di bruciato. È l’odore del napalm. Non ricorda quando e perché, ma la Guardia Nazionale della Costa Rica ha raso al suolo l’isola per abbattere i dinosauri. Bora prosegue la camminata convinto che troverà il tesoro del pirata William Thompson. Disceso per un lungo sentiero naturale sulle sabbie della Baia della Speranza, vede un bagliore lontano che gli appare come un corpo tempestato di smeraldi e immerso in un alone di luce aurea. La vergine Maria che solo John Keating ebbe la possibilità di vedere in vita. No. Il sole, i riflessi e la vecchiaia gli hanno giocato un brutto scherzo. È il corpo umido e sinuoso di Wanchope, addormentato e agonizzante con un occhio tumefatto. Non è più il primatista, non sa, non risponde, Coppa Intertoto. Confuso quanto il suo dirimpettaio, riesce a distinguere solo alcuni dei suoi pensieri.

Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so.

I ricordi incerti gli riportano alla memoria la madre tubercolotica e la sofferenza per la sua perdita, forse la vergine altro non era che il suo desiderio di rivederla. Agrodolce pensiero della patria sempre più lontana e disgregata. L’improvviso pensiero razionale innesca una catena di lucidità in Bora. Si trova sicuramente in Centroamerica. Così come sicuramente il suo ultimo club è stato disciolto per fallimento nelle tenebre del campionato cinese. Infine l’ultima rivelazione: il corpo dormiente di Wanchope dimostra che non è solo sull’isola. Sente ventidue presenze. Una corsa folle verso il Qatar, una pietra incagliata tra le radici di una pianta. Bora vi inciampa, sbatte la faccia e perde di nuovo i sensi appena ritrovati. Il sonno è avvolto da una luce rossastra, riflesso dell’ambra a pochi centimetri dal suo respiro ansimante. Nel suo sogno di secondo livello la favella gli s’impiccia tra serbo, inglese, francese, spagnolo. Scava più forte che può con le unghie nell’ambra maciullandosi le dita e trova una zanzara fossilizzata dall’era conosciuta come “fine della storia”. La conoscenza degli schemi e delle geometrie di gioco di qualunque continente gli permette di estrarre e clonare il DNA del sangue del quale si foraggiò la zanzara. Bora evoca le ventidue presenze che appaiono all’interno di un recinto elettrificato.

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Luis Gabelo Conejo. France Football lo valuta tra i migliori di Italia ’90. Si ritira nel 1997 al Ramonense in patria. Diventa allenatore dei portieri della nazionale e in seguito della nazionale femminile. Si piazza al secondo posto come portiere più forte della storia nella zona CONCACAF secondo l’IFFHS (classifiche comunque continuamente aggiornate per dare una ragione all’esistenza del comitato). Suona la chitarra e segue con passione i risultati dell’Albacete, la sua squadra ai tempi del mondiale.

Vladimir Quesada. Per tutta la carriera colonna portante del Deportivo Saprissa, squadra che deve il nome a uno dei suoi fondatori, giocatore dell’Español degli anni ’20. Vince tutto, compresa la Coppa dei Campioni CONCACAF. Si ritira nel 2001 e allena una squadra satellite del Saprissa in Seconda Divisione. Nella serie maggiore allena il Santos de Guàpiles. Nel 2010 i media titolano che un ex giocatore della Costa Rica ora allenatore viene arrestato in Spagna per traffico di droga, i dettagli corrispondono ma il nome non filtra e si perdono le tracce della notizia.

Róger Flores. Il capitano si ritira nel 1996 a 39 anni dal Turrialba. Anche lui allena: Sagrada Familia, Goicoehcea, Municipal Liberia, Santa Barbara, Herediano, Barrio México. Tutte in patria.

Ronald Gonzàles. Giovanissimo al mondiale, si ritira nel 2006 dopo aver giocato per tutta la carriera nel Deportivo Saprissa. Diventa allenatore dell’under-20 costaricana, poi del Comunicaciones in Guatemala e infine del Deportivo Saprissa fino all’estate 2014 quando viene esonerato per gli scarsi risultati. 

Marvin Obando Obando. Recordman di presenze nel campionato costaricano, si ritira nel 2000 dal Puntarenas. Nel 2010 assistente tecnico all’Herediano dove gioca il figlio. 

José Carlos Chaves Innecken. Dopo il mondiale gioca due anni in Europa nell’Inter Bratislava, poi torna in patria all’Herediano e si ritira nel 1994. Direttore sportivo della stessa squadra fino al 1999, segue un blackout d’informazioni fino al 2012, quando diventa dirigente delle squadre giovanili all’Alajuelense.

Hernàn Medford. Esplode al Deportivo Saprissa, ma nell’anno dei mondiali sbarca in Europa: Dinamo Zagabria, Rapid Vienna, Rayo Vallecano e in Italia col Foggia prima di tornare in patria. Una parentesi in Messico prima di ritirarsi proprio al Saprissa di cui nel 2003 diventa subito allenatore. E qui dopo il tour europeo come calciatore inizia quello del mar dei Caraibi come allenatore: nazionale della Costa Rica fino al 2008, in Messico con il Léon, di nuovo in patria con il Liberia Mìa e con il Limòn, in Guatemala con lo Xelajù di Quetzaltenango, in Honduras con il Real España, la nazionale dell’Honduras, di nuovo il Real España e ancora lo Xelajù che allena attualmente. Il Pachuca ha ritirato la sua maglia numero 17 dopo che lì ha segnato il suo centesimo gol in carriera. Ha due figlie con Arlene Lewis ed è il corrispettivo costaricano di Bora: ma la sua carriera è ancora lunga.

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Germàn Chavarrìa. Anche lui rimasto nel mondo del calcio dopo il ritiro, ha allenato il San Lorenzo de Heredia e il Club Israelita, mentre è tuttora assistente dell’allenatore all’Herediano.

Alexandre Guimarães. Dopo il ritiro allenatore a tutto campo in patria con qualche sconfinamento in Honduras e Messico e una prima parentesi come allenatore della nazionale che trascina ai mondiali del 2002. Poi una seconda parentesi con la Costa Rica nel 2005-2006 prima di approdare a Panama dove viene esonerato nel 2008. Dopo le nazionali comincia anche il suo giro del mondo: Al-Wasl e Al Dhafra negli Emirati, Deportivo Saprissa e infine Tientsin in Cina fino al dicembre 2013. Attualmente svincolato.

Oscar Ramirez. “Il biondo” non si è mai mosso dalla Costa Rica e nemmeno dal mondo del calcio. Prima assistente poi allenatore in diverse squadre della prima divisione fino ad arrivare alla nazionale che dirige attualmente.

Claudio Jara. Anche lui allenatore ma solo da pochi anni. Attualmente dirige il Jacó Rays nella seconda divisione costaricana.

Róger Gómez. Allenatore di squadre locali fino al grande exploit: Atlético Veragüense nella seconda divisione del campionato di Panama, di gran lunga peggiore di quello costaricano.

Miguel Davis. Vizietto dell’alcol e ritiro nel ’99 al Limón. Poi di lui si sono perse le tracce. Forse il suo corpo vaneggia ubriaco in un’altra delle baie dell’Isola del Cocco.

Juan Cayasso. Ritirato nel 2000, dopo alcuni club di seconda fascia nel 2005 allena gratuitamente il Limonense in crisi finanziaria, poi ne diviene direttore sportivo e amministratore. Attualmente è membro del comitato sportivo della provincia di Limón.

Rónald Marín. Dal 2011 è membro del Consiglio per la Sicurezza Stradale. Dopo aver ricevuto l’incarico, dichiara in un’intervista che i suoi lavori sono l’onestà e il lavoro. Infatti per lui nel calcio non c’è più stato spazio. Come non ce ne fu ai mondiali.

José Jaikel. Ritiratosi nel ’94, termina i suoi studi in ingegneria industriale alla Latin American University of Science and Technology ed è attualmente Direttore Generale alla multinazionale messicana del cibo Gruma, dopo che la sua carriera nel gruppo era iniziata al reparto Tortillas.

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Roy Myers. Ritirato nel 2004 dopo lunghi anni in Messico e USA. Allenatore ad interim al Deportivo Saprissa nel 2009 e licenziato l’anno successivo. Dal 2011 assistente allenatore dell’under-20 della Costa Rica.

Geovanny Jara. Lascia l’Herediano nel 2004 dopo diciotto stagioni e quattro anni dopo cita in giudizio la squadra per pagamenti arretrati. Prima di chiudere la carriera nel 2006 transita per Puntarenas, Belén e Ramonense. È il giocatore più espulso nella storia della Costa Rica con 23 cartellini rossi. Negli ultimi tempi si è scoperto che al mondiale non giocò perché distratto da Irene, la figlia del proprietario dell’albergo dove alloggiava la nazionale. Lo stesso Jara ha confermato la voce di corridoio, ma con tono nostalgico ha raccontato di aver perso i contatti con lei. In compenso due anni dopo giocò i mondiali di Calcio a 5.

Héctor Marchena. Ogni tanto di calcio parla ancora sui giornali, ma ha dichiarato che restare nell’ambiente non faceva per lui, nonostante molti dicevano che avrebbe potuto essere un buon tecnico. Invece gli hanno offerto un lavoro al Banco Popular e lui ha accettato con educazione. Nella sua ultima intervista, ha designato suo erede Giancarlo Gonzalez del Palermo.

Mauricio Montero. Anche lui allenatore in Costa Rica, come ultimo incarico è stato assistente all’Alajuelense fino al 2013, anno in cui è stato trasferito nel settore giovanile come allenatore dell’under-15. Ha commentato i mondiali brasiliani del 2014 per la TV Canal 7 Teletica Deportes.

Hermidio Barrantes. Ritiratosi nel 2002, lavora per l’Istituto Elettrico della Costa Rica e vive a Desamparados, cittadina di trentamila abitanti nell’entroterra, con la moglie Ana Cristina Baltodano e i tre figli Hermidio, Diego Andrés e Carlos Daniel.

Miguel Segura. Dopo il ritiro ha lavorato nelle serie minori come assistente, mentre negli ultimi anni si è dedicato ad allenare i portieri al Cartaginés, all’Uruguay de Coronado e infine nel 2014 al Belén. È il portiere meno battuto del campionato costaricano ed ha una figlia, Jessica. Una sola: tutti gli altri ne hanno due o tre.

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Bora si sveglia di soprassalto da uno dei suoi livelli di sogno. Si trova sull’Isola del Cocco. La Costa Rica non ha un esercito né una guardia nazionale da più di sessant’anni, non c’è l’odore del napalm, ma di guaro sì e pure tanto. Liquore a base di canna da zucchero. Non c’è alcun Jurassic Park. Non c’è il corpo sinuoso di Wanchope, dimessosi per una rissa a El Chorrillo. Non conosce i suoi trucchi, non conosce le sue lingue. Non ci sono gli appunti con gli schemi, né una vergine di smeraldi. Un volatile bianco e candido volteggia sulla sua testa come lo spirito santo. Una musica polifonica celestiale avvolge la calma apparente, ma è la suoneria dello smartphone di ultima generazione. Che differenza c’è tra lo spirito santo e un comunissimo gabbiano? Il prefisso internazionale del Qatar, l’accento messicano. È la moglie: “dove cazzo sei finito stavolta?”.

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