Billy Whelan, Dublino, Éire

Billy Whelan, Dublino, Éire
20 Luglio 2016 Damiano Cason

Il primo pomeriggio di un sabato di maggio, la calma silente di un agosto metropolitano mediterraneo regna anche nei sobborghi residenziali di Dublino. Eppure un weekend di sole e caldo qui è un’assoluta rarità. Il turismo alcolico organizzato attorno a un centro storico costruito su pub e fabbriche di birra o whiskey adibite a musei ha regole ben precise. Le tossine vanno smaltite o l’alternativa è perdersi nei meandri di un altro oceanico pub. Va da sé che attività di routine come fare la spesa o cercare una ferramenta per sistemare la saracinesca non siano all’ordine del giorno. Solo poche ore prima un punk ha sfondato la vetrina del negozio a bottigliate, in preda a una miscela di alcol e anfetamine.

Cent’anni esatti dopo la Easter Rising che diede il via all’indipendenza dagli inglesi, O’Connell Street è ancora l’arteria principale della città, una delle strade più grandi d’Europa. Da qui sessant’anni fa, ai tempi di Liam Whelan al Manchester United, per andare a Glasnevin si prendeva il sixty-bus, per coincidenza quello cantato dai Rancid. In effetti appena fuori dal centro Dublino sembra una piccola San Francisco, le colline verdi e tondeggianti restituiscono un po’ dell’Irlanda rurale. Ora si prende il bus 40. I cordiali abitanti della periferia, con o senza denti, invitano gli stranieri a posare la mappa e a seguire le loro indicazioni, così da potersi meglio godere il paesaggio circostante.

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Glasnevin è un cimitero monumentale al cui ingresso torreggia la O’Connell Tower, anch’essa come la strada dedicata a Daniel O’Connell, avvocato e politico che credeva a una liberazione pacifica dal dominio inglese agli albori del 1800. La pensavano diversamente i rivoluzionari guidati da James Connolly che diedero il via nel 1916 alla Rivolta di Pasqua, un’insurrezione fallimentare che molti leader pagarono con la condanna a morte. Come la Contessa Markievicz, femminista e socialista, poi rilasciata e in seguito la prima donna eletta al Parlamento inglese. Tuttavia la Repubblica fu proclamata, e la seguente Guerra d’Indipendenza che ebbe inizio nel 1919 per mano dell’Irish Republican Army (IRA) contro il governo inglese del Castello di Dublino, fu considerata come la difesa della Repubblica dal tentativo di restaurazione inglese. Glasnevin queste vicende le ripercorre tutte, con una mappa apposita al costo di tre euro che guida i visitatori tra le tombe dei leader sindacalisti, socialisti e repubblicani.

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Mentre un militare arringa una folta folla sui doveri della Repubblica d’Irlanda di fronte alla tomba di Frank Ryan, attivista di sinistra che in seguito agli scontri interni all’IRA durante il confronto con il gruppo di tendenza fasciste dei Blueshirts lasciò deluso l’Irlanda per combattere la Guerra Civile Spagnola nelle Brigate Internazionali, bisogna rendersi conto che Billy Whelan non può essere lì. Nato nel ’35, quando ancora la Costituzione doveva subire una profonda modificazione tesa a fortificare il nuovo Stato, la sua tomba non è tra i fedelissimi della lotta politica sulla via per il giardino botanico. Anzi, bisogna fare marcia indietro e uscire dal cimitero. Alle spalle dell’ingresso, dall’altro lato di Finglas Road, si apre un parco alle cui spalle vi è una sterminata radura sepolcrale di “defunti comuni” nascosta dagli alberi. 

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Proprio all’inizio della radura si alza, su una delle prime tombe sulla destra del vialetto d’ingresso, la madonna fatta erigere dall’amorevole madre in ricordo della giovane vita spezzata dal disastro aereo di Monaco 1958, dove oltre a Billy detto Liam persero la vita altri sette giocatori del Manchester United, tre rappresentanti del club, otto giornalisti al seguito della squadra oltre a due elementi dell’equipaggio e due passeggeri. Lo United era di ritorno dalla trasferta di Coppa dei Campioni a Belgrado contro la Stella Rossa. Solo due anni prima, a 40 anni dalla Rivolta di Pasqua, Liam era stato il miglior realizzatore della stagione. Alla tragedia sopravvisse la leggenda Sir Bobby Charlton, che nel 2006, 90 anni dopo la Rivolta di Pasqua, partecipò alla cerimonia con cui a Whelan venne intitolato un ponte ferroviario.

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Sul suo sepolcro giacciono fiori colorati e gadget rossi lasciati dai tifosi dello United in pellegrinaggio. Uno di questi, claudicante in pantaloncini sporchi e maglia dei Red Devils, tributa in silenzio una birra da 66cl sul vialetto che fronteggia la statua della madonna. Poi bofonchia qualcosa, ritorna su Fingland Road all’ombra della O’Connell Tower e, constatato che non passeranno autobus diretti in centro per la mezz’ora seguente, impreca maleodorante contro lo stato irlandese, sotto gli occhi disgustati delle anziane signore. A Billy Whelan, che non amava volare e che si dice avesse brutte sensazioni prima di quel viaggio, giovane caduto di una trasferta continentale finita in tragedia, non resta che questo, lontano dagli eroi della Repubblica, ma vicino ai suoi affetti più genuini.